Giampaolo Lo Conte: sì agli utility token nei mercati online

Il noto trader italiano Giampaolo Lo Conte commenta positivamente la risposta dell’Autorità italiana CONSOB alla crescente richiesta di informazioni da parte degli utilizzatori degli utility token sui mercati online. A differenza degli scambi peer-to-peer tra criptomonete non è possibile trarre profitti ma si accede, in maniera veloce e sicura, a una serie di beni e servizi interscambiabili su Internet.

L’Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari (CONSOB) si è espressa in merito agli utility token, monete digitali che permettono di accedere a beni o servizi tramite la tecnologia blockchain. Non sono delle vere e proprie criptomonete, le quali permettono di essere scambiati sui mercati finanziari per trarre profitto ed articolare operazioni di arbitraggio. Gli utility token sono monete digitali spendibili, ad esempio su shop online o su piattaforme che mettono in collegamento la domanda e l’offerta di un servizio.

Per la CONSOB la criptomoneta di per sè è utilizzabile soltanto se riconoscibile da un determinato codice informatico attraverso “chiavi di accesso” pubbliche e private. Pur non essendo scambiabile fisicamente, la criptomoneta può essere comunque scambiata per via telematica senza infrangere nessuna legge. Gli utility token non prevedono lo scambio alla pari (peer-to-peer) e possono essere utilizzati per acquistare beni o servizi pur non avendo un corso legale. Il che, agli occhi dell’Autorità, significa che l’accettazione del pagamento è su base volontaria e chi accetta un pagamento in moneta digitale lo fa in consapevolezza del fatto che nessun ente emittente controlla la transazione.

Abbiamo contattato Giampaolo Lo Conte, trader italiano di taratura internazionale, per chiedere un contributo in merito a questa situazione, anche in forza di alcune sue recenti dichiarazioni diffuse sulle testate giornalistiche online. E’ vero, come dice la CONSOB, che le monete virtuali non sono regolate da enti centrali governativi, ma alcuni Paesi come l’Uruguay o il Venezuela lo stanno già facendo. In questi casi, il Governo centrale tiene sotto controllo il corretto svolgimento della funzione “unità di conto”, registra il “libro mastro” e specifica il controllo informatico per le transazioni di criptomonete.

Caro Giampaolo, puoi spiegarci meglio la differenza tra una criptomoneta gestita da un Governo e una utility token che circola in rete? “Non ci sono grosse differenze tecniche. La rete economica rimane comunque decentralizzata e questo “libro mastro” registrato dal Governo è un copia-e-incolla delle funzione prevista dal “distributed ledger” della blockchain. Il vero contributo che un Governo potrebbe dare è quello di regolamentare la creazione di nuova criptovaluta, ma facciamo attenzione: il valore di una criptovaluta oggi è regolato dal numero di transazioni generate e non dal numero di scambi con beni o servizi. Se anche si decidesse di far pagare tutte le tasse in Bitcoin, non significa che il valore del Bitcoin aumenterebbe sui mercati di scambio”.

Quali consigli ti senti di dare ad un consumatore alle prime armi? “Le commissioni europee per le società e le borse parlano chiaro: le valute digitali sono molto attraenti per i criminali e la truffa è dietro l’angolo. Il consumatore non è tutelato legalmente e potrebbe subire ingenti perdite economiche. Per dirla in parole più semplici, non sono ancora maturi i tempi per acquistare un palazzo con una criptomoneta. Per quanto riguarda gli utility token, invece, i rischi sono inferiori. Molti siti Internet e applicazioni permettono di utilizzarli per accedere a buoni sconto, abbonamenti, servizi vari. Sotto questo punto di vista, sottoscrivo per filo e per segno i consigli pubblicati dalla CONSOB la quale, al mio avviso, è una autorità molto competente ed aggiornata sugli scenari finanziari internazionali”. Ringraziamo Giampaolo Lo Conte e ricordiamo ai cari lettori che l’approfondimento pubblicato dalla CONSOB è disponibile attraverso questo link.

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